domenica 30 aprile 2017

Polveriera di Mompiano, Brescia

Questa mattina ci siamo diretti in un luogo a noi vicinissimo, ma che ci ha sempre fatto sorgere numerosi interrogativi.
La Polveriera di Mompiano subì un bombardamento il 31 Gennaio del 1945, come rappresaglia ad un'azione Partigiana. Il bombardamento causò 22 vittime.
Sono ora in corso lavori di bonifica (rimozione di amianto) e di rimessa in sicurezza delle strutture in superficie, che saranno forse presto accessibili ai cittadini.
Lungo il percorso, abbiamo però notato alcuni misteriosi accessi a quelli che sembrerebbero vecchi tunnel scavati nel sottosuolo (e forse non in disuso come si penserebbe) su cui stiamo indagando più a fondo, e di cui vi mostriamo alcune immgini, in attesa di risposte ai nostri quesiti.

Si dice che in questa zona siano persino stati avvistati degli oggetti volanti non identificati, e si siano verificati incontri ravvicinati ed episodi di missing time (visitate anche il nostro BLOG SUGLI AVVISTAMENTI).



Veduta Polveriera lato Ovest

Torretta di guardia a fianco del cancello Ovest


Lato Ovest.
Edificio chiuso da una pesante e malridotta porta in metallo, in cui sembra che nessuno ci metta piede dalla chiusura della Polveriera...

...ma sul tetto dello stesso edificio, ecco una botola nuova, ben chiusa e sigillata.


 A sinistra del sentiero che costeggia la Polveriera scorre un piccolo fiumiciattolo, il cui letto, nei periodi di scarsa pioggia, è facilmente attraversabile.
Sul fianco della collina si nota chiaramente questa porta in metallo, semi corrosa dalla ruggine ma saldamente chiusa con un grosso lucchetto...decisamente nuovo rispetto al resto della struttura.
Potrebbe essere l'accesso ad un sistema di tunnel sotterranei che si snodano nel cuore del colle ?


sabato 29 aprile 2017

Museo Internazionale della Tortura di Grazzano Visconti

All'interno dello splendido borgo di Grazzano Visconti, trova posto una interessante, per quanto macabra, esposizione di strumenti di tortura.
Maschere, sedie, asce e molto altro di quanto faceva parte del "bagaglio" degli Inquisitori, ci riporta indietro  nel tempo fino ad un' epoca buia, in cui l'oscurantismo ed il bigottismo soffocavano ogni barlume di conoscenza.
A voi presentiamo alcune foto, ma credeteci quando vi diciamo che, giunti a Grazzano, vale la pena  dispendere del tempo e visitare questo museo.

 "SEDIA INQUISITORIA"

Su questa sedia, irta di aculei metallici, veniva legato il condannato, completamente nudo.
Ad ogni domanda dell' Inquisitore le cinghie che immobilizzavano il torturato venivano strette sempre di più, provocando gravi lesioni e talvolta, la morte per dissanguamento.
Questo supplizio poteva proptrarsi per giorni interi.
Per aumentare l'efficacia della tortura venivano, a discrezione dell' Inquisitore, poste delle braci roventi sotto i piedi del condannato.

 "MASCHERA DELLA VERGOGNA"

Queste maschere, in metallo e forgiate nelle forme più disparate, erano poste sul capo di chi ritenuto colpevole di calunnia.
Non erano esenti da questo castigo i bestemmiatori o i bevitori.
Portare a lungo questi copricapi, che costringevano la mascella in modo da non permettere di parlare ai condannati, poteva avere gravi conseguenze, come paralisi, infezioni o lesioni di muscoli e legamenti.

"VERGINE DI NORIMBERGA"

Questa versione in legno della "Vergine" è molto più spaventosa della sua sorella maggiore, realizzata in metallo.
Questo sarcofago, dotato al suo interno di numerose lame, è dotato di un sisema a vite che permetteva al boia far penetrare gli aculei più o meno in profondità nelle carni del condannato.
Inutile dire che, alla fine dell' interrogatorio, se la morte non fosse sopravvenuta per dissanguamento o per i numerosi traumi interni, le conseguenze sul corpo del suppliziato erano devastanti.
Realizzata molto simile ad una bara, questi terrificanti strumenti erano spesso molto più piccoli.
Quindi, alle volte, il boia spezzava le gambe del condannato per riuscire a rinchiuderlo in questa terribile macchina di morte.

Il Castello di Grazzano Visconti ed il fantasma di Aloisa

Il viaggio di oggi ci porta nel borgo di Grazzano Visconti, frazione del Comune di Vigolzone (Piacenza).
Edificato interamente nei primi anni '40 , lo stile Neomedievale del paese si contrappone, per preciso volere dei Duchi Visconti, all'espansione industriale dell'immediato dopoguerra.
Lungo le vie di Grazzano, infatti, trovano posto numerose botteghe artigiane (fabbri, vasai e decoratori...), che mantengono vivi gli antichi mestieri dei borghi tipici del Medioevo.
Ricordiamo inoltre che il borgo è stato utilizzato come set cinematografico dal celebre regista Luchino Visconti, figlio del fondatore di Grazzano, che ha avuto  nel Castello di famiglia la propria residenza fino alla sua morte, avvenuta negli anni '70.


Il castello di Grazzano è quindi l'unico edificio risalente al Medioevo.
 Edificato intorno al 1395 per volere della famiglia Anguissola, passa nel 1870 agli eredi della famiglia Visconti di Modrone, che a tuttoggi vi risiedono.
Ma i Duchi, di Anguissola prima e di Modrone in seguito, non sono stati gli unici abitanti del Castello.
La leggenda racconta infatti di una dama, Aloisa, che fu una della prime donne ad abitare le grandi sale del palazzo.
Sfortunata nell' aspetto fisico, Aloisa sognava  nonostatnte tutto di trovare, un giorno, il marito perfetto.
Il sogno di Aloisa si realizzerà quando, raggiunta l'età da marito, verrà data in sposa ad un Capitano di Milizia.
Si narra, però, che Aloisa venne ripetutamente tradita dal marito, quando questi era lontano dalla moglie durante le lunghe campagne militari alle quali partecipava.
Aloisa rimase ignara dei tradimenti, fino a quando, secondo la leggenda, un misterioso cavaliere in nero si presentò alla Dama rivelandole le infedeltà del marito.
Distrutta dal dolore, Aloisa scelse allora di lasciarsi morire di stenti, senza rivelare mai al marito di essere a conoscenza della verità.
Da allora il suo fantasma abita nel Castello di Grazzano, proteggendo le donne e mostrando disprezzo verso gli uomini infedeli che le ricordano il marito.
Capita che, durante le visite al Castello, al momento di scattare fotografie alla statua di Aloisa, i dispositivi (cellulari, fotocamere e videocamere) mostrino dei malfunzionamenti, ma solo se chi scatta la foto è stato infedele alla propria sposa.
Siete disposti a provare ?



La Statua di Aloisa, nella corte interna del Castello. Si dice che Aloisa sia ritratta a grandezza naturale.


domenica 2 aprile 2017

Il "Mostasù" di Rezzato (Bs)





Cominciamo il nostro viaggio da casa nostra, la provincia di Brescia, ricca di luoghi ritenuti misteriosi (e a nostro avviso decisamente tranquilli ed incantevoli).
Oggi siamo andati alla ricerca del cosiddetto "Mostasù", che in dialetto bresciano significa "faccione".

Si tratta di una roccia, ben visibile sul lato del sentiero, recante un bassorilievo che ritrae un volto maschile.
Molte sono le ipotesi e le leggende e, tra le più interessanti, ci sono quelle che dicono che il volto inciso nella roccia sia addirittura quello del Diavolo in persona.
Ancora si narra, invece, che in quei boschi della nostra provincia si tenesse il Sabba delle streghe e che, in epoca medievale, fosse luogo di roghi ed esecuzioni.

L'itinerario parte dal Monastero Francescano di Rezzato di San Pietro in Colle (in cima a Via San Francesco D' Assisi), dove si può tranquillamente posteggiare l'auto.




Tenendosi il Monastero a destra, imbocchiamo il sentiero della Rasa e procediamo fino al primo bivio dove prendiamo il sentiero a destra in direzione della Valle di Virle. (Sent. 931)






 
 
Procediamo lungo il sentiero fino a vedere, sulla nostra destra, una vecchia muraglia, che appartiane ad un complesso agricolo. ( Foto 2 )
Seguiamo il facile sentiero, adatto anche ai più piccoli avventurieri, fino ad un altro bivio, dove dobbiamo tenerci sul sentiero principale che continua sulla sinistra.
Lasciamo quindi il sentiero 931 per imboccari il sentiero n. 1 (indicato dai colori azzurro e bianco).
Il sentiero ci porta ad un incrocio, al quale continuiamo sulla via centrale, sempre in direzione della Valle di Virle. ( Foto 3 )
Proseguimo il cammino attraverso uno splendido bosco su un sentiero sempre ben visibile, facendo a volte attenzione ad alcune lastre di roccia facilmente superabili.
Dopo alcuni minuti ci troviamo ad un terzo bivio, dove imbocchiamo il sentiero di sinistra (sempre in direzione della Valle di Virle, foto 4 ).
Superato questo bivio, dopo circa dieci minuti, arriviamo finalmente a vedere, sulla nostra sinistra, la "Pietra del Mostasù", chiaramente indicata da un cartello ( Foto 5 e 6 ).
Oltre al volto, della lunghezza approssimativa di 40 cm, sono visibili altre incisioni, tra cui alcuni numeri che sembrerebbero indicare una data e delle figure non meglio decifrabili ( Foto 7 e 8 ).

Da qui si può proseguire per la Valle di Virle per una piacevole escursione adatta a tutti, oppure fare ritorno al Monastero e sostare al Parco di Bacco (antistante lo stesso Monastero) per un pic-nic o una grigliata in compagnia.

Percorrenza Monastero - Mostasù e ritorno: un' ora circa a passo tranquillo.

Foto 2 - Complesso Agricolo


Foto 3 - Secondo Bivio
Foto 4 - Terzo Bivio
Foto 7

Foto 5




Foto 6 - Il "Mostasù"
Foto 8









Benvenuti

Vista la nostra passione per il paranormale e per le escursioni, abbiamo deciso di unire il tutto in questo nuovo blog, dedicato ai luoghi considerati misteriosi.
In ogni post saranno presenti indicazioni (e foto) su come arrivare a destinazione.
Ci auguriamo che possa esservi di aiuto e di vostro interesse.
Buon viaggio e grazie,
Universi Alieni.