All'interno dello splendido borgo di Grazzano Visconti, trova posto una interessante, per quanto macabra, esposizione di strumenti di tortura.
Maschere, sedie, asce e molto altro di quanto faceva parte del "bagaglio" degli Inquisitori, ci riporta indietro nel tempo fino ad un' epoca buia, in cui l'oscurantismo ed il bigottismo soffocavano ogni barlume di conoscenza.
A voi presentiamo alcune foto, ma credeteci quando vi diciamo che, giunti a Grazzano, vale la pena dispendere del tempo e visitare questo museo.
"SEDIA INQUISITORIA"
Su questa sedia, irta di aculei metallici, veniva legato il condannato, completamente nudo.
Ad ogni domanda dell' Inquisitore le cinghie che immobilizzavano il torturato venivano strette sempre di più, provocando gravi lesioni e talvolta, la morte per dissanguamento.
Questo supplizio poteva proptrarsi per giorni interi.
Per aumentare l'efficacia della tortura venivano, a discrezione dell' Inquisitore, poste delle braci roventi sotto i piedi del condannato.
"MASCHERA DELLA VERGOGNA"
Queste maschere, in metallo e forgiate nelle forme più disparate, erano poste sul capo di chi ritenuto colpevole di calunnia.
Non erano esenti da questo castigo i bestemmiatori o i bevitori.
Portare a lungo questi copricapi, che costringevano la mascella in modo da non permettere di parlare ai condannati, poteva avere gravi conseguenze, come paralisi, infezioni o lesioni di muscoli e legamenti.
"VERGINE DI NORIMBERGA"
Questa versione in legno della "Vergine" è molto più spaventosa della sua sorella maggiore, realizzata in metallo.
Questo sarcofago, dotato al suo interno di numerose lame, è dotato di un sisema a vite che permetteva al boia far penetrare gli aculei più o meno in profondità nelle carni del condannato.
Inutile dire che, alla fine dell' interrogatorio, se la morte non fosse sopravvenuta per dissanguamento o per i numerosi traumi interni, le conseguenze sul corpo del suppliziato erano devastanti.
Realizzata molto simile ad una bara, questi terrificanti strumenti erano spesso molto più piccoli.
Quindi, alle volte, il boia spezzava le gambe del condannato per riuscire a rinchiuderlo in questa terribile macchina di morte.
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